A partire dal 2022 il Programma P.I.P.P.I. ha attivato un percorso denominato “Speciale Riunificazione familiare” con l’obiettivo di integrare i principi del Programma nelle situazioni con provvedimenti dell’autorità giudiziaria, spesso caratterizzate da violenza assistita e domestica. La violenza assistita viene documentata in P.I.P.P.I. attraverso lo strumento di Preassessment, che indaga le condizioni di vulnerabilità familiare. I dati di P.I.P.P.I. 11 mostrano che su 4.178 famiglie, il 21,4% (pari a 895 famiglie) presenta questa vulnerabilità. Questo dato è coerente con P.I.P.P.I. 10 dove il 20,1% delle famiglie (118 su 587) mostrava la stessa criticità. Inoltre, l’aumento dell’1,3% tra le due ultime edizioni potrebbe indicare una crescente consapevolezza e competenza degli operatori nel riconoscere e documentare la violenza assistita. Il LEPS P.I.P.P.I. può contribuire ulteriormente grazie alla disponibilità di strumenti di osservazione e ascolto specifici per intercettare questa forma di violenza, ancora troppo poco visibile. L’impegno di P.I.P.P.I. nel monitorare questo fenomeno e nel valutare possibili azioni di contrasto rappresenta un significativo apporto che, come comunità di pratiche, stiamo garantendo e possiamo sempre meglio garantire, per co-costruire una risposta efficace e tempestiva.
Cosa si intende per violenza assistita?
La violenza assistita è stata definita dal CISMAI (2005) come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o altre figure affettivamente significative, adulti o minori”. Questo fenomeno è strettamente legato alla violenza sulle donne, un fenomeno diffuso, in crescita e spesso sottovalutato, soprattutto nella sua rilevazione precoce, che mette a rischio la salute e il benessere sia delle madri che dei figli.
Secondo un approfondimento di Save the Children (2023), in Italia 427.000 minorenni hanno vissuto episodi di violenza diretta o indiretta tra il 2009 e il 2014. I bambini, anche quando non sono direttamente colpiti, percepiscono la violenza attraverso gli effetti fisici e psicologici sulla madre e sull’ambiente familiare. Forse sarebbe più corretto definirla una forma di violenza diretta, poiché espone comunque i bambini a un clima violento. Questa esposizione può causare gravi traumi con ripercussioni sullo sviluppo emotivo e psicologico, minando il senso di sicurezza e generando una costante paura di nuovi episodi di violenza.
Cosa ci dicono questi dati?
Questi numeri sollecitano una riflessione profonda: la violenza assistita è una realtà significativa e ricorrente, ma spesso sommersa. La stabilità delle percentuali tra le edizioni del Programma suggerisce la necessità di rafforzare la formazione degli operatori e di fornire strumenti più efficaci per individuare queste situazioni precocemente. Gli operatori P.I.P.P.I. possono svolgere un ruolo cruciale nel portare alla luce questa vulnerabilità nascosta e attivare interventi mirati per proteggere i bambini e sostenere i genitori, nei servizi di welfare e tramite li interventi specialistici previsti dalla legge.
(a cura di Francesca Santello e Francesca Maci)
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