Dal campo

Voglio, dunque posso!

“Abbiamo la fortuna di avere una nostra sede di P.I.P.P.I., molta carina, appartiene al Comune di Taranto, è un bene confiscato alla mafia. Ci teniamo molto a fare là tutte le nostre feste, anche se siamo diventati tanti”. Il racconto di Ester e Alessia su una grande crescita in numeri e qualità nel Comune di Taranto, emersa nel tutoraggio di febbraio a Bari. Con un inquadramento finale di Angela di Domenico Dirigente della Regione Puglia.

Questa sede è importante?

Sì, è una piccola sede ma è nostra e le nostre famiglie la sento loro – raccontano con entusiasmo Ester assistente sociale del Comune di Taranto e con Alessia che coordina il dispositivo di educativa domiciliare–. Stiamo crescendo perché con l’implementazione 13 siamo già arrivati alle 30 famiglie. Questa mattina abbiamo condiviso le prossime attività: nel mese di febbraio avremo l’acquisizione del Mondo del bambino da un punto di vista laboratoriale, un’attività che porta avanti l’educatore domiciliare, ma è sempre stabilita in équipe. Richiede del tempo, non si fa in un momento unico. Si tratta di portare il bambino a poter esprimere un determinato bisogno sul quale poi noi andremo a progettare. Dal mese di marzo, una volta acquisita l’attività dei laboratori, andremo a formare le équipe, andando a trascrivere in piattaforma il bisogno che è emerso e nelle équipe stabiliamo gli obiettivi”.

Come è impostato il lavoro dell’équipe multidisciplinare?

“L’équipe è composta da tutti i coach, perché ogni implementazione ha il suo coach. Nell’équipe di programmazione siamo: io come coach, la coordinatrice del servizio Ade e la psicologa del dispositivo genitori-gruppi-bambini – racconta con entusiasmo Ester assistente sociale del Comune di Taranto e coach dell’implementazione 12, impegnata anche nella programmazione generale dell’implementazione 13. “Tutte le altre figure poi seguono a ruota. Noi lavoriamo unitamente a una componente amministrativa che gestisce i fondi del PNRR. Per poter fare della attività, la parte amministrativa deve prima predisporle. In particolare, nell’implementazione 12 abbiamo registrato un’impennata importante del programma P.I.P.P.I. Questo perché nell’implementazione 11 le prime coach sono state eccellenti. Non c’era niente, quindi siamo partiti dalla fase Start e abbiamo lavorato basandoci su una serie di servizi finanziati dal Comune di Taranto”.

Qual è stato lo snodo di sviluppo?

“Piano piano abbiamo avuto l’opportunità di avvalerci dei dispositivi specifici di P.I.P.P.I. che sono stati fondamentali, perché gli operatori adesso hanno la formazione per P.I.P.P.I. Il Mondo del bambino, che è uno strumento straordinario, non è ampiamente conosciuto nell’educativa ordinaria. Invece adesso abbiamo fatto un lavoro più diretto perché siamo tutti formati sulla metodologia di P.I.P.P.I. Quindi abbiamo avuto l’attivazione praticamente di tutti i dispositivi: ci siamo impegnati molto e abbiamo fatto il passaggio da Start a Base nell’implementazione 12 ed è stato molto difficile, perché per dare l’avvio ai dispositivi finanziati e dimostrabili con il finanziamento PNRR dovevano rispettare certi tempi; è stato molto complesso, ma ce l’abbiamo fatta. Poi c’è stato l’ampliamento di questi dispositivi, perché abbiamo realizzato molte attività con l’implementazione 12 che stiamo affinando nell’ampia programmazione che abbiamo adesso con il 2025”. 

Al tutoraggio avete presentato il lavoro con una bambina. Come l’avete incontrata?

“L’abbiamo incontra la prima volta che aveva nove anni, ora ne ha dieci” – ricorda Alessia. “C’è stato sicuramente un cambiamento importante: non era abituata a parlare con gli altri, era chiusa in sé stessa, con una scarsa igiene. Apprezzava poco il suo corpo, non amava mostrarsi agli altri. Invece adesso a livello fisico ha molta più cura del proprio corpo e anche a livello di immagine, che è importante anche nel rapporto con gli altri, specie in adolescenza. Adesso ha degli amici, riesce a organizzarsi per uscire: di carattere è una bambina introversa, però adesso ha i suoi spazi in cui incontra persone che non sono la madre o i fratelli”. “Inoltre – osserva Ester – c’è stata un’evoluzione importante, perché inizialmente, Lucia aveva difficoltà a esprimere questo bisogno davanti alla madre. A me, diceva che voleva partecipare alle attività di laboratorio, ma quando poi dovevamo coinvolgerla con la mamma, faceva fatica a esprimerlo. Invece adesso riesce a farlo anche in presenza della mamma. C’è stato un grande lavoro, gli educatori sono stati spesso a casa della bambina e l’hanno coinvolta in varie attività, anche affrontando le resistenze della madre. È tanto importate vedere questo passaggio di Lucia che partecipa a tutte le attività e la mamma che le favorisce”. 

Che trasformazione si è vista nucleo familiare? 

“La mamma di base è una persona molto chiusa – riconosce Alessia – con una condizione psicologica complicata, così come l’assetto familiare. Manca il papà e questa donna tenta di gestire i figli con i pochi strumenti che ha a disposizione, sia psicologici, sia materiali. Il cambiamento che ha giocato tanto è stato soprattutto rispetto alla fiducia negli operatori. Partivamo da una scarsa fiducia nei servizi sociali, erano stanchi di avere a che fare con gli educatori in generale. C’è stato un lavoro sulla fiducia: si è fatto vedere che non c’era giudizio, eravamo lì per loro. 

Qual è stato a vostro avviso l’elemento più decisivo di svolta?

“Senza dubbio la chiave vincente di P.I.P.P.I. è la base volontaria” – sottolinea Alessia e Ester rinforza: “Seguo la famiglia dal primo ragazzo diventato maggiorenne, la seconda che ne ha 16 e Lucia la piccola. Effettivamente questo fatto di essere seguiti dall’autorità giudiziaria, il fatto che dovessimo fare un programma insieme, un percorso per rispondere all’attività giudiziaria, lo sentivano in maniera più invasiva. Invece noi P.I.P.P.I. glielo abbiamo presentato in maniera spontanea, era un programma al quale loro potevano scegliere di partecipare e soprattutto scegliere a quali attività partecipare. Noi proponiamo loro tutta una serie di attività: alcune alle quali partecipano e altre alle quali magari non partecipano, perché serenamente possono dire che in quel momento non si sentono di farlo”. 

Quindi come avete lavorato sull’integrazione tra i vari dispostivi?

“Le risorse messe in campo sono state tante e per rispondere a tutte le esigenze del nucleo familiare” – rileva Ester. “Abbiamo parlato dell’educativa domiciliare, che è fondamentale e fa riferimento sia a un lavoro sulla piccina, sia a un lavoro di supporto sulla genitrice. Le due dimensioni devono andare di pari passo. Abbiamo poi attivato il dispositivo di vicinanza solidale attraverso il coinvolgimento in modo spontaneo delle associazioni presenti sul territorio, con una serie di attività, riferite in particolare alla mamma, che avevamo stabilito insieme e realizzato con alcune associazioni, ciascuno su un’area. Si collega anche al gruppo genitori: lo facciamo tutti insieme. Abbiamo organizzato, ad esempio, delle giornate che riguardavano l’alimentazione sana ed equilibrata, con un pediatra molto stimato che ha presentato l’argomento in modo molto semplice, fruibile, vicino alle persone. Facciamo colazione insieme per creare una dimensione più familiare, però poi vengono introdotte spiegazione e informazioni. Abbiamo in programma una giornata sulla violenza domestica, così come abbiamo avuto una giornata per l’attivazione della ricerca di lavoro, coinvolgendo gli enti formativi del territorio, prevendendo anche la possibilità di andare a una scuola serale per prendere un diploma. È un’ampia vicinanza solidale, è tutto gratuito. Abbiamo avuto anche la giornata del benessere psicologico, con gli psicologi. Poi cosa accade? Conoscendo le associazioni, si scoprono altre risorse: un banco alimentare, la possibilità di aiutare le persone per visite specialistiche”.  

In sintesi, cosa ha funzionato di P.I.P.P.I.?

 “Con P.I.P.P.I. abbiamo sistematizzato, formalizzato tutti questi rapporti” – concordano Alessia e Ester. “Così il dispositivo fondamentale del partenariato con la scuola. Con la scuola noi servizi sociali e anche gli educatori, lavoriamo quotidianamente. La pianificazione del 2025 è stata fatta insieme, raccogliendo le idee dell’uno e dell’altro, sulle esigenze della famiglia. Per esempio, porteremo alcune famiglie a teatro e faremo delle visite in città, anche per conoscere il territorio. Abbiamo fatto diverse attività nella biblioteca comunale.  I nostri bambini non sapevano nemmeno che esistesse. Già nell’implementazione 12 abbiamo coinvolto il territorio, ma con la 13 vogliamo andare nei cinema, nei teatri, nei musei! E poi l’integrazione dei dispositivi, è fatta secondo me, anche delle persone. Noi non siamo persone che vanno in competizione. Lavoriamo insieme, ci dedichiamo del tempo, sappiamo su quali criticità dobbiamo lavorare. Quando Brunella, la nostra psicologa, organizza il gruppo con i genitori noi sappiamo quali sono le problematiche. Quando usiamo lo strumento dell’albero della vita o della linea del tempo, che abbiamo fatto anche noi operatori ed è nella nostra sede, sappiamo qual è la particolare fragilità della mamma di Lucia; quindi, la aiutiamo in questo senso. Similmente abbiamo fatto anche con altre mamme. E si aprono, si raccontano. Così noi abbiamo la possibilità di andare a mirare gli interventi”.

Dove vorreste spingere P.I.P.P.I.?

 “Facciamo fatica ma ci lavoriamo molto: vorremmo creare dei momenti per gli altri educatori che fanno educativa domiciliare non strettamente inserita in P.I.P.P.I – affermano con convinzione Alessia e Ester.  “Noi che siamo nel programma abbiamo ricevuto la formazione, e siccome ci troviamo del valore, non è solo un adempimento del PNRR ma un approccio a cui crediamo, stiamo tendando di aprire anche ad altri servizi comunali a questo metodo. Ci sono stati degli incontri in cui Ester si è “sgolata” per spiegare come strutturare il Mondo del bambino anche in famiglie non strettamente P.I.P.P.I. Per questo poi quando sono intervenuti gli operatori formati, abbiamo iniziato ad andare più spediti. Abbiamo dedicato molto tempo alla formazione, ma se adesso abbiamo un operatore che sa di che cosa parliamo, passiamo già alla fase successiva. Il fattore di successo della storia di Lucia è la volontarietà, insieme alla determinazione di noi servizi di rimanere nella relazione. Noi adesso stiamo raccontando la parte che più ci entusiasma. Però non è facile, sono tutte famiglie appesantite da tantissime problematiche. Dopo la fine del PNRR continueremo a lavorare e spero vivamente che troveranno un modo per mantenere la coordinatrice dei servizi di educativa: questa figura, insieme alla psicologa, è fondamentale”.

(testimonianza raccolta con Ester ssistente sociale del Comune di Taranto, coach nell’implementazione 12, attiva nella programmazione generale anche dell’implementazione 13 e con Alessia che coordina il dispositivo di educativa domiciliare, supportando le educatrici sia da un punto di vista amministrativo, sia educativo, di supervisione, riunioni di équipe). 

Qual è la situazione dell’implementazione di P.I.P.P.I nel Polo Puglia? 

La prevenzione dell’istituzionalizzazione si conferma come obiettivo centrale nell’azione complessiva che la Regione mette in campo per la tutela dei minori e costituisce obiettivo prioritario del V Piano Regionale delle Politiche Sociali. In modo particolare, diventa obiettivo operativo per Regione Puglia la promozione e la diffusione dell’approccio metodologico definito con il “Programma PIPPI”. 

Con la definizione di PIPPI quale prestazione di livello essenziale ((Programma di Intervento e Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), così come definito dall’ultimo Piano nazionale delle Politiche Sociali e la possibilità di candidare progetti PIPPI sulla  linea di attività relativa al sostegno alle capacità genitoriali e alla prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini  offerta dal PNRR,  si è inteso estendere a più territori la realizzazione del  programma, con  l’obiettivo di rafforzare i servizi di assistenza sociale per sostenere la capacità genitoriale e i bambini e le famiglie che vivono in condizione di fragilità e vulnerabilità, al fine di ridurre o evitare il rischio di allontanamento dei bambini e adolescenti dal proprio nucleo familiare.

I progetti approvati a valere sul PNRR in Puglia sono complessivamente 33 per un importo complessivo di circa 7mln di euro, pari ad euro 211.500,00 per Ambito territoriale per il triennio di attuazione della misura.

Ai 33 Ambiti territoriali coinvolti sul PNRR si aggiungono gli altri 12 ATS che stanno realizzando le annualità di PIPPI  11/12/13 a valere sulle risorse finalizzate del FNPS, coprendo al momento l’intero territorio nazionale. Pertanto, si può dire che ad oggi, tutti i territori sono stati coinvolti, sia pure a “velocità” diverse e con differenti livelli di motivazione. 

Quali le sfide e quali i passi avanti?

Potenziare le attività e i servizi di prevenzione, guardando alle buone prassi registrate anche in alcuni territori della Puglia e che hanno visto ridursi progressivamente il rischio di allontanamento dei minori in diversi territori, rappresenta una assoluta priorità, anche in considerazione dell’analisi del fenomeno dei minori fuori famiglia, sia in Italia che in Puglia. Nei territori dove da più anni è stato adottato il “modello” PIPPI di lavoro e avviati servizi di prevenzione per famiglie e minori (es. Centri servizi per le famiglie e Educativa domiciliare), registriamo infatti un calo degli inserimenti dei minori in strutture residenziali. 

Tra le sfide più interessanti, l’avvio della sperimentazione del progetto “PIPPI e Orchestre sociali”, sempre in stretta collaborazione con il GTS di Padova. Con la Deliberazione di Giunta regionale n. 1392 del 10/10/2022, la giunta ha approvato  l’avvio della  sperimentazione del progetto “Pippi e Orchestre Sociali”, quale potenziamento dei dispositivi già previsti dal programma PIPPI e per la messa in rete a livello regionale,  ritenendo l’arricchimento dei dispositivi PIPPI con questa tipologia di attività,  assolutamente coerente con gli obiettivi del programma medesimo, in quanto rivolto a soggetti coinvolti in situazione di disagio e/o a rischio di abbandono scolastico quando finanche di allontanamento familiare, con la finalità di recuperare e potenziare le competenze e l’autostima,  sviluppare attitudini ed abilità, favorire le capacità di socializzazione e di cooperazione, migliorare la qualità dei rapporti interpersonali, favorendo il dialogo intergenerazionale.  L’esperienza delle orchestre sociali offre l’opportunità di sperimentare un’innovazione all’interno di P.I.P.P.I. e risulta quanto mai importante proprio quest’anno in cui il programma ha avviato il proprio cammino per diventare un LEPS (livello essenziale di prestazione sociale). L’azione delle orchestre sociali si inserisce nella prospettiva di una risposta collettiva ai bisogni di crescita dei bambini, genitori, insegnanti, operatori offrendo loro la possibilità di vivere con il bambino/a un altro contesto capace di generare nuove e positive relazioni.

La dichiarazione è della dott.ssa Angela di Domenico dirigente del Servizio Minori, Famiglie e PO e Tenuta Registri.

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