Dal mio al nostro
Psicologi, assistenti sociali, docenti, educatori e terzo settore: tutti orientati a trasformare la loro visione dell’intervento con lo slogan dal mio (lavoro in solitudine) al nostro. L’esperienza di formazione nell’Ambito Territoriale di Galatina, i momenti più significativi, la partecipazione delle famiglie, gli strumenti usati e le prospettive del lavoro che attende operatori e famiglie. Il racconto dei diretti protagonisti.
Qual è l’importanza della formazione nel vostro ambito e quali sono stati i momenti più rilevanti?
L’Ambito Territoriale Sociale di Galatina nasce nel 2005 in un territorio che comprende i Comuni di Galatina (Comune capofila), Aradeo, Cutrofiano, Neviano, Soleto e Sogliano Cavour.
L’attenzione posta negli anni alla promozione delle politiche sociali e socio-sanitarie, con particolare riferimento alle famiglie che vivono in condizione di vulnerabilità, permette alla Regione Puglia, nel lontano 2014, di candidare l’ATS di Galatina alla terza implementazione del Programma P.I.P.P.I. e poi, a seguire, nei successivi anni avvenire. La vicinanza geografica dei territori e la conoscenza diretta tra operatori, favorisce, in questo contesto, l’integrazione tra i servizi socio-sanitari.
Nella sesta implementazione, l’ATS di Galatina, candidato nel modulo avanzato, ha la possibilità di far formare dal Gruppo Scientifico di Padova, tre dei professionisti già impegnati nel Programma, al fine di abilitarli come formatori dell’ATS.
Da qui nasce la costituzione di un nuovo soggetto formalmente riconosciuto dal Coordinamento Istituzionale dell’ATS di Galatina: il Laboratorio Territoriale (LabT). Tale organismo, sin da subito, pone l’attenzione ai bisogni formativi del personale socio-sanitario operante nell’Ambito e nel Distretto Socio-Sanitario, nonché degli insegnanti degli Istituti Comprensivi facenti parte della rete, tutti soggetti impegnati nel lavoro con i bambini e le famiglie vulnerabili, favorendo l’avvio di un serie di iniziative formative.
La prima ha riguardato tutti gli operatori socio-sanitari (consultorio familiare, servizi sociali comunali, operatori dell’ATS di Galatina) che a vario titolo operano in favore della famiglia e della tutela minori, con l’obiettivo dichiarato di promuovere sempre più l’integrazione socio-sanitaria. Ha visto impegnati psicologi, assistenti sociali, educatori e terzo settore, tutti orientati a riformare la loro visione dell’intervento con lo slogan dal mio (lavoro in solitudine) al nostro (lavoro in equipe e coinvolgimento a pieno titolo della famiglia nel progetto di recupero). Successivamente, a giugno 2023, all’interno del Gruppo Territoriale, nasce l’idea di strutturare un percorso formativo, svoltosi da ottobre a novembre dello stesso anno, che ha visto coinvolti docenti ed operatori sociali e sanitari e ha messo a confronto le procedure ed i linguaggi utilizzati da ciascuno per affrontare il tema della vulnerabilità. Tale formazione si integra con il Dispositivo Partenariato Scuola-Famiglie-Servizi, portando alla sottoscrizione di un accordo di rete tra i Dirigenti degli Istituti Comprensivi dei Comuni dell’Ambito e il Presidente dell’ATS.
La formazione ha permesso di mettere a confronto linguaggi e prassi utilizzati, privilegiando gli aspetti relazionali, i rapporti interpersonali e centrando l’attenzione sul valore aggiunto derivante dalle diverse esperienze, dai diversi approcci e dalle procedure che ognuno utilizza. Il piano formativo si compone di 5 moduli di cui alcuni gestiti da una docente formatrice proveniente dalla scuola, mentre altri dai formatori del Programma P.I.P.P.I. operanti nell’ATS di Galatina (Cinzia Riccardi, Barbara De Simone, Antonio Dell’Anna).
C’è un messaggio di sintesi uscito da ciascuno? Su che cosa avete ritenuto opportuno lavorare di più e come?
Rispetto agli esiti della formazione è abbastanza evidente che la scuola e i Servizi, da una parte utilizzano linguaggi e strumenti diversi, ma dall’altra adottano comunque metodologie d’intervento simili che, integrate, creano arricchimento agli operatori e docenti e ricadute positive nel lavoro con gli stessi bambini e genitori. Si è lavorato sulla conoscenza dei diversi strumenti di valutazione, sia di quelli utilizzati dalla scuola che di quelli utilizzati dal Programma P.I.P.P.I., al fine di comprenderne tanto il rispettivo funzionamento quanto l’applicazione integrata all’interno delle equipe multidisciplinari.
Perché è importante la partecipazione delle famiglie e quali strumenti avete privilegiato?
Nell’ATS di Galatina la partecipazione delle famiglie, sia all’interno delle equipe multidisciplinari che nelle proposte di lavoro come quelle dei gruppi Genitori-bambini, è stata al centro del metodo nei percorsi di accompagnamento. Nei diversi dispositivi a sostegno della genitorialità tra gli strumenti utilizzati rientrano il Triangolo “Il Mondo del Bambino”, i Questionari sulle capacità e difficoltà dei bambini, il Kit di sostegno alla genitorialità, le Carte della Partecipazione, gli Albi illustrati e tutti quegli strumenti carta matita atti ad esplorare, in equipe con la famiglia, le varie aree di sviluppo dei bambini e i compiti di sviluppo delle famiglie in termini di bisogni ma anche di risorse. Diverse sono state le tappe del nostro percorso, che hanno permesso di vivere lo spazio all’interno del Dispositivo Gruppo Genitori/bambini, come un momento di svago, di interconnessione e di crescita.
Quali sono i punti di forza e i punti su cui ancora intendete lavorare?
I nostri punti di forza sono da ricercare nel fatto che i coach, sin dall’inizio dalle prime esperienze in P.I.P.P.I., hanno avuto riconosciuto un tempo dedicato e questo ha permesso loro di formarsi e di studiare bene i contenuti della ricerca. Il risvolto della medaglia è che quel tempo dedicato, per diverse ragioni, non c’è più e porta P.I.P.P.I. ad essere un’attività “ad incastro” che invece meriterebbe più impegno e dedizione.
Abbiamo sempre pensato che chi lavora con i bambini e le famiglie abbia bisogno di una formazione specifica e di uno spazio sia fisico che temporale dedicato.
C’è un particolare insegnamento che avete appreso in quest’anno?
Il Programma P.I.P.P.I. è una metodologia di intervento nel lavoro con le famiglie che permette di riflettere in equipe multidisciplinare sui bisogni del bambino e della sua famiglia e di intercettare quelle grandi potenzialità che ciascuna famiglia ha, ma che in pochi riescono a vedere e valorizzare. P.I.P.P.I. aiuta anche a rendere visibile il lavoro dei servizi sociali e socio-sanitari e a contrastare quello stigma, ancora troppo diffuso, che lega il ruolo dell’assistente sociale “alla persona che allontana i figli”. Il Programma offre una grande opportunità di rivalutazione del lavoro con la famiglia, perché gestito in un’equipe multidisciplinare, in cui diverse figure professionali, come l’educatore, lo psicologo, l’insegnante nonché gli adulti di riferimento che sono parte del mondo del bambino e dell’adolescente, collaborano con l’assistente sociale.
A cura di Cinzia Riccardi assistente sociale, Barbara De Simone psicologa, Antonio Dell’Anna, psicologo dell’ATS Galatina, formatori del Programma P.I.P.P.I.
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