Cosa è il Servizio di Educativa Domiciliare e/o Territoriale (SEDT)? Perché è così decisivo nel LEPS P.I.P.P.I. e soprattutto quale trasformazione il LEPS P.I.P.P.I. sta promuovendo nei territori? Questo servizio, che in alcune realtà locali è chiamato di “Educativa Familiare”, è lo strumento attraverso il quale gli educatori professionali, con specifica formazione socio-pedagogica, sono presenti con regolarità nella casa e nell’ambiente di vita della famiglia, per valorizzarne le risorse e per accompagnare il processo di costruzione di risposte positive (competenze e strategie) ai bisogni evolutivi del bambino, da parte delle figure genitoriali, in maniera progressivamente più autonoma (MLPS, Linee di indirizzo nazionali per l’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità, p. 69). Ne parliamo con Alessandro Ranieri Referente Territoriale del Programma P.I.P.P.I. che sul tema ha curato un approfondimento.
In dialogo con Alessandro Ranieri, coordinatore dell’ATS XIX – Fermo e Referente Territoriale del Programma P.I.P.P.I.
Alessandro, sulla base delle esperienze raccolte qual è la situazione attuale del Servizio di Educativa Domiciliare e/o Territoriale?
Abbiamo riscontrato che sono molteplici gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) che si trovano in difficoltà nel reperire e coinvolgere Educatori con il possesso dei requisiti e formati per gestire i percorsi di accompagnamento del Programma P.I.P.P.I., specie in questa fase che vede la quasi totalità delle Cooperative sociali impegnate nell’attuazione del PNRR. Tutto questo si scontra inoltre con la necessità di organizzare i dispositivi P.I.P.P.I., in maniera dedicata, implementando procedure ex novo che contengano tutti i principi stabiliti dal sistema e dalle indicazioni Ministeriali.
Quali sono le principali difficoltà da affrontare?
Soprattutto quella della qualificazione dell’Educatore in campo sanitario, sociale, culturale e pedagogico, una figura che è stata come “la cenerentola” delle professioni, mancando quindi di un adeguato riconoscimento culturale, sociale ed economico. A questo si aggiunge il fatto che le Cooperative hanno partecipato a procedure di gara competitive e questo ha prodotto spesso la mera, seppure complessa, ricerca degli operatori per attivare servizi. Viceversa, il lavoro educativo richiede competenze specifiche, flessibilità, energia, capacità progettuale e valutativa che non possono essere gestite con contratti precari e parziali. Inoltre, nasce l’urgenza di un terzo settore, sempre più capace di offrire “un valore aggiunto” al sistema territoriale, nell’ambito di una governance sempre più condivisa.
Qual è la svolta necessaria?
Dobbiamo superare la logica del “mero acquisto” di ore di educativa e promuovere l’implementazione di un sistema educativo che prevede la collaborazione del personale professionale, volontario e dell’intera comunità territoriale “competente”. Il LEPS P.I.P.P.I. apre le strade della condivisione territoriale, della flessibilità, dello sviluppo di politiche pubbliche e non solo di implementazione di semplici dispositivi: si incardina all’interno di territori e chiede agli Ambiti di assumere il ruolo di governance delle politiche sociali. Siamo sempre più convinti che senza una fase di programmazione è difficile poi implementare la rete dei servizi e costituire équipe multidisciplinari che accompagnino i percorsi evolutivi dei bambini e delle loro famiglie.
Sono previste risorse e strumenti amministrativi e metodologico-operativi?
Certo! In particolare, il riconoscimento della figura dell’Assistente Sociale attraverso l’attivazione di uno dei primi LEPS italiani, offre l’opportunità agli Ambiti di implementare le équipe multidisciplinari che devono diventare strutturali nell’organizzazione sociale.
A questo si affianca il decreto n. 268 del Capo dipartimento dell’area Politiche sociali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 7 agosto 2024, che porta ad un ulteriore, rilevantissimo, passo verso la definizione delle équipe multiprofessionali d’Ambito. Questo decreto permette l’avvio di un processo che offre l’opportunità di avere strutturate negli organici, costituite da assistenti sociali, psicologi ed educatori/pedagogisti, consolidando così la gestione delle politiche educative territoriali e dando, effettivamente, fra l’altro, gambe al LEPS P.I.P.P.I. È la prima volta che si fa, concretamente, un passo per integrare figure come gli educatori nel sistema di welfare pubblico.
Il lavoro di analisi, relazione, cura, accompagnamento, promozione deve infatti essere effettuato in collaborazione con altre figure professionali (psicologi, pedagogisti, assistenti domiciliari, animatori ed educatori, mediatori culturali, ecc.) e con la comunità tutta. E poi ricordo che grazie al Codice del Terzo Settore è possibile attivare percorsi di co-progettazione, condividendo le responsabilità e le modalità di risoluzione delle criticità: non è più solo la Cooperativa che non riesce a trovare gli Educatori, bensì è possibile costruire un progetto partecipato che preveda l’allocazione di risorse in maniera appropriata e rispondente ai bisogni dei beneficiari ed alla sostenibilità delle azioni. Inoltre, vanno considerate le evoluzioni normative in relazione alle nuove “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali” con la Legge 55/2024 e il rinnovo del Contratto delle Cooperative Sociali 2023-2025.
Oggi possiamo davvero pensare il Servizio di Educativa Domiciliare e/o Territoriale come un lavoro a diretto contatto con bambini e famiglie, ma anche come tempo di progettazione, valutazione, documentazione e formazione, di lavoro di comunità.
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